Combinazione simeprevir e sofosbuvir, nuovi dati di efficacia sui cirrotici. I farmaci contro l’epatite C continuano a produrre risultati positivi
anche nei casi di soggetti con malattia epatica avanzata.
In un nuovo studio, gastroenterologi ed epatologi americani hanno mostrato che il simeprevir combinato con il sofosbuvir con o senza ribavirina dopo 12 settimane garantisce il raggiungimento della risposta virologica sostenuta a una percentuale elevata di pazienti con virus dell'epatite C di genotipo 1 (HCV GT1) e cirrosi epatica. I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Hepatology.
Simeprevir (SMV) è un farmaco innovativo che agisce come inibitore di proteasi NS3/4A, è disponibile nel nostro Paese dal 23 febbraio ed è prodotto, per l’Italia e per il mondo, nello stabilimento Janssen di Latina.
Gli studi di fase III, OPTIMIST 1 e 2, i cui risultati sono stati presentati a Vienna nel corso dell’ultimo congresso internazionale dell’Associazione Europea per lo Studio del Fegato (ILC-2015), hanno evidenziato l’efficacia del simeprevir sia in pazienti senza cirrosi (97% SVR12) sia nei pazienti con cirrosi (84% SVR12).
Lo scopo di questo nuovo studio multicentrico è stato quello di dare un’ulteriore conferma in merito alla risposta virologica, la sicurezza e la tollerabilità di sofosbuvir (SOF) e SMV con o senza RBV in pazienti con cirrosi compensata e non compensata con infezione da HCV GT1.
A tal fine i ricercatori hanno trattato 119 pazienti, con cirrosi compensata e in lista per il trapianto di fegato, con un regime di 150 mg di simeprevir e 400 mg di sofosbuvir, con o senza ribavirina (RBV) per 12 settimane. Non è stato effettuato alcun aggiustamento della dose e pazienti adeguatamente selezionati sono stati somministrati con RBV a seconda del peso.
La dose iniziale di RBV è stata determinata sulla base del tasso di filtrazione glomerulare stimato (eGFR) ed è stata adeguata a seconda dei livelli di emoglobina.
Dei pazienti, il 61% era di sesso maschile, l’87% caucasico, il 69% aveva genotipo HCV sottotipo 1a, il 30% aveva Child-Turcotte-Pugh B. Con l'eccezione di tre pazienti, tutti hanno completato il trattamento e nessun paziente è stato perso al follow-up.
Nel corso di un follow-up mediano di 38 settimane, il 78% dei pazienti ha raggiunto una risposta virologica sostenuta dopo 12 settimane (n=92/118).
E’ stato considerato anche il punteggio MELD (modello di stadio terminale della malattia del fegato) che è un sistema di punteggio per la valutazione della gravità della malattia epatica cronica.
Il MELD viene adoperato nel determinare la prognosi e le priorità per il ricevimento di un trapianto di fegato. Questo punteggio è utilizzato dalla rete United for Organ Sharing (UNOS) e Eurotransplant per stabilire una priorità per l'assegnazione dei trapianti di fegato al posto del vecchio punteggio Child-Pugh. MELD utilizza i valori del paziente per la bilirubina, creatinina sierica, e il rapporto internazionale normalizzato per il tempo di protrombina (INR) per predire la sopravvivenza
Le analisi hanno dimostrato che il punteggio MELD pretrattamento era un predittore di SVR12 (p=0,018). Nella maggior parte dei pazienti, il raggiungimento della SVR12 stabilizzava o migliorava il MELD.
I ricercatori hanno evidenziato che: "La carica virale al basale, lo stato precedente al trattamento, l’utilizzo della RBV o il genotipo 1 non hanno impatto sulla SVR12".
Ventisei pazienti (22%) hanno avuto almeno un evento avverso, di lievi gravità e che hanno richiesto solo un "trattamento sintomatico e di supporto, senza interruzione del trattamento", secondo i ricercatori.
La cefalea è stato l'evento avverso più comune ed è stato osservato in 9 pazienti. L'anemia è stata osservata in 6 pazienti, tutti soggetti che avevano ricevuto RBV. I pazienti con anemia hanno avuto riduzione della dose di RBV e in due pazienti è stato anche utilizzato il supporto del fattore di crescita. Iperbilirubinemia di grado 3 al 4 si è sviluppata nel 3% dei pazienti (n=4).
In conclusione, il regime di simeprevir più sofosbuvir con o senza RBV per 12 settimane è stato molto ben tollerato e ha portato a tassi SVR12 elevate (78%) nei pazienti HCV GT1 con cirrosi epatica. L’SVR12 è risultata inversamente correlata al punteggio MELD pretrattamento. SVR12 ha avuto un impatto positivo a breve termine sul punteggio MELD mentre l’impatto a lungo termine sulla stabilità della malattia è ancora da determinare. Come hanno sottolineato gli stessi ricercatori: "Anche se la clearance virale è risultata associata a un miglioramento a breve termine nel punteggio MELD, l’impatto a lungo termine della SVR12 è ancora da stabilire. I nostri dati supportano la raccomandazione dell’ FDA di prolungare la durata della terapia simeprevir/sofosbuvir per 24 settimane in pazienti con cirrosi".
(Pharmastar.it) 26 agosto